LinFante – Non Mi Piace Niente (Sinusite Records)
E quando avevamo dato fondo al barile arrivarono i Bughi, i Denti ed i Brunori – gente simpatica per carità – a ribadire ai giovani hipster che in Italia c’è stata una tradizione canora cantautoriale e melodica da recuperare.
Rompere con una certa esterofilia a tutti i costi non è stato neanche male a dire il vero, peccato che poi – come sempre succede – c’è stata una tale inflazione che a tanti di quelli che conosco solo a sentire le paroline ‘italiano+’cantautore’+’acustico’ oggi gli verrebbe una reazione allergica.
Eppure a ben pensarci ‘na voce (che parla la sua propria lingua) e na chitara’ non sarebbe una delle cose più normali nella prassi espressiva della generazione post-tutto?
Solo se si è un po’ superficiali si pensa sempre e solo a Bugo e Brunori Sas, mentre in questo caso se non si è proprio ‘tardi’, almeno dalla terza traccia in poi si capisce che con Stefano Scrima – questo il vero nome de LinFante – è un’altra storia.
Sembra che lui abbia trascorso più tempo ad ascoltare – di quel tanto decantato cantautorato settantino – più i minori che non i soliti grandi nomi, quelli più off e decentrati diciamo (ancora tanto da scoprire se solo ne avessimo il tempo). Chessò, il giovane Finardi per fare un esempio tra quelli ironici e al contempo anche un pò incazzati.
C’è più forza e convinzione nella voce e nello schitarrare de LinFante rispetto a tanti suoi contemporanei. A lui non interessa ricorrere ad astuzie o artifici per intrigare una possibile audience e preferisce arrivare così com’è, nudo e crudo, come solo ‘na voce e na chitara’ e qualche sporadico insert di armonica possono.
Un punto di contatto con l’attualità nostrana comunque c’è; immaginatevi un esserino selvatico come Appino degli Zen Circus od il folk un po’ alla Violent Femmes del Pan Del Diavolo e più o meno dovremmo esserci.
Comunque si tratta di un primo album e se i testi sono ancora un po’ acerbi c’è sempre tempo per lavorarci però intanto possiamo dire che il modo in cui Stefano si cala nella scena ci piace e che ci siano numeri da sviluppare, per essere un debut, è indubbio. Ed il disegno in copertina ricorda quelli di Arryngton De Dyoniso, belli, poetici ed interessanti anche da un punto di vista psichiatrico.
Non Mi Piace Niente e Deliquio le migliori.
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